Tutta la cattiveria degli avverbi più corti, secchi, sparati a caso che ti colpiscono come un fuoco amico a cui non sai quanto, come, se e perchè dover rispondere.
La gola secca e la bocca impastata. Il fiato imbarazzato dall'inutilizzo, in un'atrofia delle corde vocali che avrebbe bisogno di una qualche riabilitazione.
Il sapore dell'asfalto fresco tra i denti. L'amore in piccoli pezzetti incastrati nelle spaccature delle labbra sa di acido e brucia di disinfettante scaduto.
La lista della spesa di quello che ti meriti, apripista di una sfilata delle cose immonde, che porta in passerella il peggio senza particolare vergogna.
Rassettare i ricordi e cercare il nascondiglio delle cose com'erano. Strappare le ragnatele e vedere che la tana è abbandonata da tempo, e i cuccioli spariti.
Tempo di falciare la coerenza, raccoglierla da terra e setacciarla da ogni forma di senso di colpa. Inforniamo contraddizioni per fronteggiare i tempi di carestia.
La sottile differenza tra una semplice lente di ingrandimento e un macroscopio. Il passo avanti da un banale ingrandimento a un'elegante visione di insieme.