Il senso della vita - dialogo con un tassista

Il senso della vita

Dove siamo

Dove siamo?, chiese Geoff, che si sentiva smarrito in tutto quel buio, vuoto a perdita d’occhio.

E dove vuole che siamo?, rispose il tassista, esasperato quanto lui, in culo alla vita siamo: nel bel mezzo del fondoschiena di questa esistenza priva di senso.

Geoff si allentò il nodo della cravatta, appoggiò una mano indecisa sullo sportello e bluffò:

Basta! non so lei, ma io mi sono stancato; ora scendo e vado a cercarlo.

Il tassista appoggiò la testa sullo schienale, sfinito.
Poi sospirò:

Cosa?

Il senso.

Ah, in bocca al lupo allora: io la aspetto qua altri dieci minuti, poi, se non la vedo, torno indietro e si arrangia da solo.

Dove andiamo

Geoff provò a nascondere le sue gambe, che stavano iniziando a tremare, coprendole con il giornale, quindi aprì bocca solo perchè era il momento della sua battuta:

Dieci minuti… certo, che dopo tutto questo viaggio insieme, forse mi meriterei un po’ più del suo tempo.

Il tassista si accese l’ultima sigaretta, gettò il pacchetto vuoto dal finestrino e, senza dire niente, indicò qualcosa che stava sopra il bauletto davanti al sedile di destra.

Geoff seguì la punta del dito con lo sguardo e vide, là dove in genere si trovano i santini con l’effige di Padre Pio, della Madonna o di chi per loro, una targa un po’ ammaccata con su scritto:

il tempo è un fraintendimento a cui l’uomo è incline.

Il tassista aprì la chiusura centralizzata e sussurrò un prego gentilissimo; poi accese l’autoradio e si mise comodo.

Geoff si asciugò la fronte con il fazzoletto che aveva nel taschino: non riusciva a riconoscere quella canzone.

In quel momento, per lui, erano solo le note intonate di un impotente (s)concerto.

il suo.