Poeta maledetto che per ripicca scrive solo in prosa, Emilio vanta di non aver parentele di sorta con il più noto (ma meno talentuoso, a suo dire) leader dei Massimo Volume. Scrive poco e (sempre a suo dire) bene. Universalmente riconosciuto come il fondatore (e attualmente unico esponente) del Frammentismo, si è sempre rifiutato di scrivere un libro intero perchè costantemente alla ricerca della perfezione nell'arte dimenticata di scriverne piccoli pezzi.
Tutta la cattiveria degli avverbi più corti, secchi, sparati a caso che ti colpiscono come un fuoco amico a cui non sai quanto, come, se e perchè dover rispondere.
La gola secca e la bocca impastata. Il fiato imbarazzato dall'inutilizzo, in un'atrofia delle corde vocali che avrebbe bisogno di una qualche riabilitazione.
Il sapore dell'asfalto fresco tra i denti. L'amore in piccoli pezzetti incastrati nelle spaccature delle labbra sa di acido e brucia di disinfettante scaduto.
La lista della spesa di quello che ti meriti, apripista di una sfilata delle cose immonde, che porta in passerella il peggio senza particolare vergogna.
Tempo di falciare la coerenza, raccoglierla da terra e setacciarla da ogni forma di senso di colpa. Inforniamo contraddizioni per fronteggiare i tempi di carestia.
La sottile differenza tra una semplice lente di ingrandimento e un macroscopio. Il passo avanti da un banale ingrandimento a un'elegante visione di insieme.