Triste storia, quella che ha portato i The Morning Benders a dover cambiare nome, legata alla connotazione omofobica che il termine ha in Gran Bretagna (pensarci prima, no? dopotutto anche in italiano Froci di Mattina non suona benissimo). Ma tant’è. Forse ancora scombussolati dalla cosa, i Nostri si scelgono un nome (se possibile) più brutto, Pop Etc, e se ne escono con un disco confuso, disomogeneo, in cui è difficile trovare un filo conduttore se non una volontà didascalica di passare in rassegna tutti i generi musicali che possiam trovare nel catalogo della Rough Trade. L’omonimo Pop Etc infatti salta senza ritegno (nell’ordine) dal rock all’hip-pop, dal soul al funk, dal reggae al blues, dalla techno alla new-age, dal punk alla disco, dal folk al country, dal jazz all’house, con qualche sconfinamento anche nella psych e nell’R&B. Insomma, va bene l’eclettismo, va bene la volontà di non esser catalogati dentro un ben definito recinto, va bene che, in ultima analisi, “tutto è pop”. Ma anche meno.
