Redrum Alone - De Redrum Natura

De Redrum Natura by
Redrum Alone

Debutto sulla lunga distanza da promuovere a pieni voti per i baresi Redrum Alone. Mentre infatti il precedente EP di due anni fa, My First Kernel Panic, nonostante fosse un lavoro indubbiamente promettente, lasciava ancora qualche cavo scoperto, questo De Redrum Natura colpisce nel segno senza mezzi termini, come un film di Kubrick tratto da un romanzo di Stephen King (scritto al contrario, però). E come i denti messi in fila nel sorriso folle di Jack Nicholson, queste dieci tracce si rivelano di forte impatto, trasudando l’urgenza del duo di comunicare il proprio credo: De Redrum Natura è infatti, a tutti gli effetti, il manifesto sonoro dei Redrum Alone, un album che parte concettualmente da un’idea simile a quella di David Longstreth (il quale, come abbiamo avuto modo di sottolineare, con il nuovo CD dei suoi Dirty Projectors -nei negozi in questi giorni- punta a spiegare come si suona la chitarra ai grandi obesi), ma la trasla, ribaltandola con convinzione, nella direzione diametralmente opposta (via le sei-corde, dentro una grande ammucchiata di synth e computer-based pattern), ritagliandosi una sua ben definita nicchia dentro un settore di mercato ancora poco battuto e potenzialmente in espansione, quello dell’insegnamento della musica elettronica a scimmie, scimmioni, gorilla e ominidi in generale. Obiettivo sicuramente stimolante e coraggioso, verso il quale i Redrum Alone compiono già dei passi importanti, ottenendo -tra l’altro- degli insperati, ottimi risultati: i primati selezionati per questo esperimento iniziale infatti si sono rivelati subito entusiasti del Polyvoks (che, per quanto sia un rimasuglio del KGB pre-guerra fredda, fa sempre bene il suo sporco lavoro, specie a livello didattico come in questo caso e comunque rimane l’ideale per una cover in salsa elettrosocialista di Emilia Paranoica dei C.C.C.P.) messo loro a disposizione dai due docenti, dimostrando fin dai primi giorni del workshop quella che non esiteremmo a definire una vera e propria adorazione per l’oggetto in questione che fa ben sperare per il prosieguo del corso. De Redrum Natura insomma suona attuale ma già guarda avanti, perché è l’incarnazione del futuro che ci viene addosso in forma di monolito di bit: un disco messianico che stupirà non solo noi esemplari di homo sapiens, ma anche il ben più scettico e restio alle innovazioni homo erectus. An Electro-Space Odissey.