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Quei posti

Martinelli quando passava davanti a uno di quei posti delle televisioni.

Che in giro, al giorno d’oggi, è pieno di quei posti dove vendono le televisioni e tutti gli altri elettrodomestici ma in particolare le televisioni. In particolare le televisioni che loro, le televisioni, in quei posti lì c’hanno sempre uno spazio gigante tutto per sè, uno spazio di millemila metri quadrati pieno di un’infinità, che ne so, diciamo millemila (far bene i conti, più o meno una a metro quadrato), televisioni di tutte le sorte e i modelli.

Ecco.
Insomma uno passeggia per la strada, al giorno d’oggi, e s’imbatte in qualcuno di questi posti delle televisioni, che è un’esperienza un po’ surreale, pensarci bene, esser circondato da millemila televisori che ti guardano mentre te non fai mica in tempo, te, guardar loro, che te di occhi ce ne hai, nella migliore delle ipotesi, due, mentre loro, eh, loro millemila, sono.

Cose surreali

Che poi uno alla fine, messa così, ci potrebbe anche stare, finire dentro un posto con millemila televisioni accese, che tanto, al giorno d’oggi, cose surreali, uh, al giorno d’oggi cose surreali c’è solo l’imbarazzo della scelta che uno poi si abitua.

Il problema (agghiacciante, dire il vero) è che quelle, le televisioni dico, son sempre e immancabilmente, in quei posti là, tutte e millemila (e dico tutte nè una di più nè una di meno) sintonizzate sullo stesso canale. Millemila facce che ti parlano da dentro un TG, millemila piedi che danno lo stesso calcio allo stesso pallone, millemila signorine che ti vendono millemila volte la stessa pentola.

Sintonizzazione manuale

C’era da capirlo, Martinelli.
Lui che quando passava davanti a uno di quei posti delle televisioni non poteva resistere. Lui che alla fine s’era comprato dal signor Meliconi un telecomando universale

il telecomando universale è una roba che schiacci un bottone e cambi canale a tutto il quartiere
Nicola Zingarelli, vocabolario

e se lo portava sempre in tasca.

Così ora quando passava davanti a quei posti lì entrava, andava dritto verso la sala delle televisioni e ci cambiava canale ad una ad una, secondo un criterio preciso, ma così preciso che poi alla fine tutto il cerchio si chiudeva e, per dire, la faccia da TG parlava con la signorina delle pentole mentre il piede del pallone dava un calcio alla faccia del TG.

(dice Amerini giù al bar, lui che negli anni cinquanta era cronista alla radio, che è fatica sprecata, che tanto alla televisione, hai voglia a cambiar canale: alla fine non c’è mica niente da vedere, che alla televisione, il canale migliore, alla televsione, dice Amerini, è quello col pulsante rosso che la fa star zitta, la televisione; mica come la radio, dice Amerini, che potevi raccontar le cose a modo tuo, tanto poi la gente se le immaginava a modo suo e così eran tutti contenti, a modo loro)

Quasi uno normale

Martinelli lo sa, che c’ha ragione Amerini, però è più forte di lui.

Che se vai in giro con Martinelli c’è da star attenti a non incrociare uno di quei posti ipertecnologici che al giorno d’oggi vengon su come funghi, o altrimenti non ci son santi: lui entra e inizia a cambiar canali.

È complicato, andar in giro con Martinelli, ci vorrebbe un navigatore particolare, mi verrebbe da dire. Di quelli che ti segnalano Unieuro invece che gli autovelox.

Comunque, a parte quel disturbo lì, sta bene, Martinelli.
Nel senso, guardarlo da fuori senza saperlo,

sembra quasi uno normale.